Vincenzo #353
Qual è la cosa più bella che hai fatto nella tua vita?
Ho un progetto in corso che si chiama Heavenote, che serve per poter mandare messaggi a determinate persone dopo la morte. Ma tutto comincia prima di questo progetto, successe che morì mia nonna. Io abitavo fuori, e capirai benissimo che quando muore un tuo parente quando sei fuori è tutto diverso: è come se tu stessi al cinema, durante il film vai a fare pipì e sai che il film va avanti e tu te lo stai perdendo, stai perdendo qualcosa di importante di quel film. In quel momento capì che c’erano delle cose che dovevo dire ai miei genitori: scrissi loro una lettera e gliela diedi. Chest’è. Da quel momento in poi non mi interessava se fosse caduto un’aereo su cui stavo viaggiando o altro: ho fatto quello che dovevo fare.
Qual è la cosa più brutta che hai fatto nella tua vita?
Mi misi in testa di imparare l’inglese e per questo motivo mi trasferì a Dublino. All’inizio avevo flatmates (coinquilini) che non erano inglesi o irlandesi e questo non mi portava da nessuna parte. Quindi misi un annuncio per rendere disponibile un posto letto nel mio appartamento specificando che avrei accettato solo persone che parlassero in inglese e anche non italiani poiché avremmo sicuramente cominciare a parlare in italiano tra di noi. Rispose un ragazzo di Napoli che volle incontrarmi, gli dissi che non poteva funzionare poiché eravamo entrambi napoletani e non avremmo mai imparato l’inglese, motivo per cui eravamo entrambi a Dublino. Lui la mise sul fraterno, mi chiese di dargli una mano perché eravamo entrambi napoletani e alla fine gli dissi di no. Lui se ne andò tranquillo ma io mi sentì una chiavica. È la vita.
Cosa ami fare?
Svegliarmi la mattina con in testa già le cose che voglio fare quel giorno. Prima di svegliarmi la mattina sogno quello che farò quel giorno, è come una previsualizzazione, come se mi proiettassi prima in quella giornata.
Cosa odi fare?
Perdere tempo, nun c’a facc. Stare intalliato, senza possibilità di far niente. La vita è troppo breve per non utilizzare attivamente il proprio tempo.